Parodontologia

La Parodontologia è quella branca dell’odontoiatria che si occupa della prevenzione, della diagnosi e della cura delle patologie a carico dei tessuti di sostegno del dente come gengive e osso.

Quando l’igiene orale è trascurata, infatti, i batteri che popolano il cavo orale formano la cosiddetta placca dentale, uno strato appiccicoso nel quale i germi possono moltiplicarsi indisturbati producendo delle tossine che provocano gengivite la quale si manifesta con sanguinamento allo spazzolamento. Se la gengivite perdura nel tempo, l’infiammazione può estendersi all’apparato parodontale distruggendo fibre parodontali e osso alveolare.

A questo punto si parla quindi di parodontite (detta comunemente e non proprio correttamente denominata anche piorrea) ovveroi un’infiammazione dei tessuti parodontali con conseguente formazione di tasche parodontali, mobilità dentale, sanguinamento gengivale, ascessi e suppurazioni, fino alla perdita di uno o più denti. Tale processo è reversibile se diagnosticato nelle sue prime fasi.

Con il progredire della malattia la possibilità di recupero diventa più difficile e richiede trattamenti più complessi come la terapia rigenerativa dell’osso.
Il recupero in questi casi è generalmente parziale. Tuttavia, anche nei casi più gravi oggi con un adeguato trattamento e soprattutto con un adeguato mantenimento si può comunque stabilizzare e controllare nel tempo la parodontite impedendone la progressione rapida e incontrollata.

Secondo i dati pubblicati dalla SIDP (Società Italiana di Parodontologia), emerge che in Italia il 60% degli adulti sia affetto da vari gradi di malattia parodontale, di cui il 10-15% in forma grave. L’aumento dell’incidenza è drastico nel range di età tra i 35 ed i 44 anni. E’ stato dimostrato che i fattori ereditari siano concause alla patologia.

QUALI FATTORI FAVORISCONO LA PARODONTITE?

Igiene orale inadeguata
Fumo: i forti fumatori (10 e più sigarette per giorno) hanno un rischio più elevato di sviluppare la parodontite rispetto ai i non-fumatori. La parodontite nei fumatori avanza spesso più rapidamente e ha un decorso più aggressivo e refrattario alle cure.
Predisposizione genetica: alcuni soggetti soffrono di malattia parodontale nonostante un’igiene orale impeccabile, mentre altri possono vantare strutture parodontali sane a dispetto di elevati livelli di tartaro e placca. Oggi sappiamo che circa il 30% della popolazione ha un genotipo che predispone alla parodontite.
Stress: studi scientifici rilevano un nesso fra lo stress e la malattia parodontale, dovuto probabilmente al fatto che lo stress indebolisce la difesa immunitaria.
Patologie sistemiche: tra tutte il diabete scompensato con elevati valori di glicemia, ma anche certe forme di poliartrite reumatoide nonché le deficienze immunitarie congenite o acquisite.
Alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche è oggi ormai indubbia la correlazione tra parodontite ed altre condizioni a cui il nostro corpo può essere esposto.

Donne in gravidanza, soggetti diabetici e soggetti affetti da malattia cardiovascolare presentano infatti importanti correlazioni da non trascurare assolutamente.

Essendo la malattia parodontale una patologia cronica e indolore, i primi sintomi non sono molto caratteristici. Un campanello d’allarme può essere il sanguinamento gengivale in fase di spazzolamento,  il gonfiore del bordo gengivale e l’alitosi.

La lesione tipica è la tasca parodontale, invaginazione che si forma nello spazio solitamente occupato dal legamento parodontale e dalle altre strutture di sostegno del dente, che vengono aggredite dall’infezione e sostituite da tessuto infiammatorio. Si viene così a formare una “sacca” dove possono accumularsi nuovi batteri spesso sotto forma di tartaro. L’impossibilità di pulizia in questo spazio è il motivo della cronicizzazione della patologia, che tipicamente rimane per lungo tempo scarsamente sintomatica, presentando solo i sintomi della gengivite, e quindi spesso diagnosticata tardivamente, in assenza di controlli periodici.
Sintomi e segni più seri come gli ascessi parodontali, la migrazione (spostamento) dei denti con apertura di spazi, l’aumento di mobilità degli elementi dentari e l’alitosi si manifestano solo quando la perdita si estende oltre la metà/due terzi della lunghezza dell’attacco, o quando vengono coinvolte le formazioni di molari e premolari.

Gli ausili diagnostici principali attraverso i quali può essere intercettata la malattia parodontale sono le radiografie e il sondaggio delle tasche. Presso lo studio il sondaggio parodontale viene regolarmente eseguito su tutti i pazienti in prima visita e alle sedute di controllo attraverso una sonda millimetrata che è delicatamente mossa lungo il bordo gengivale misurando per ogni dente la profondità delle tasche gengivali. In gengive sane, la profondità misurata è di massimo 3 mm. Valori oltre i 3 mm di profondità segnalano spesso una parodontite già avanzata.

Dentisti, igienisti dentali e ricercatori sono concordi nel ritenere che la parodontite non possa insorgere in una bocca correttamente pulita. Allo stesso tempo è evidente come alcuni individui, specialmente se appartenenti a nuclei familiari suscettibili alla patologia, richiedano un’igiene molto più accurata di altri al fine di evitare l’insorgenza della parodontite.

La prevenzione è effettuata spazzolando in modo corretto tre volte al giorno e usando il filo interdentale giornalmente. Nonostante l’assenza di dolore, è importante non sottovalutare manifestazioni infiammatorie gengivali, bensì sottoporle all’analisi dell’odontoiatra il cui primo obiettivo sarà sicuramente quello di ripristinare una corretta igiene orale.

La terapia consiste in una o più sedute di ablazione del tartaro, curettage gengivale, levigatura delle radici, motivazione all’igiene orale, comprensione ed esecuzione delle metodiche corrette di prevenzione. Nei casi più gravi può essere necessario un intervento chirurgico volto a pulire i tessuti coinvolti più profondi, ed eventualmente a rigenerare l’osso riassorbito.
Nella parodontite aggressiva è necessario il supporto di una terapia farmacologica, con combinazioni di antibiotici come amoxicillina e metronidazolo.

Al termine della fase attiva di terapia, il paziente passa alla cosiddetta fase di mantenimento dello stato di salute parodontale raggiunto. Questa fase si basa su periodiche visite di controllo e sedute d’igiene orale. La frequenza dei richiami può variare, secondo la gravità della situazione parodontale, da 2 a 6 mesi.

La parodontologia si delinea quindi oggi come disciplina regina nell’odontoiatria in quanto ci permette di attuare tutte quelle procedure volte alla salvaguardia della salute dei nostri denti attraverso una seria presa di coscienza del problema da parte dell’operatore e del paziente che durante tutte le fasi di trattamento coopereranno al fine di mantenere la salute dei denti.

È infatti molto più conveniente dal punto di vista biologico e, perché no economico, salvare i nostri denti attraverso procedure predicibili e minimamente invasive anziché effettuare negli anni laboriosi interventi.

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